In caso di MRC (Malattia Renale Cronica), trattata nel primo articolo, vi è spesso la necessità di attuare alcune restrizioni alimentari. Oltre alla normalizzazione o restrizione della quota proteica, di cui parlerò in seguito, generalmente occorre avere un occhio di riguardo verso l’assunzione di tre principali microelementi: sodio, potassio e fosforo.
Tuttavia, per quanto riguarda gli studi scientifici, vi è da specificare che non c’è una convinzione unanime in merito all’effettivo beneficio della riduzione dell’apporto di sodio a livello della popolazione generale. Rimangono invece ben salde le raccomandazioni relative al controllo dell’apporto di sale nel nefropatico, in quanto ritenuto un soggetto particolarmente sensibile al sodio.
Abuso di sale e ipertensione arteriosa
Da numerosi studi emerge come un’elevata assunzione di sodio con la dieta possa causare un aumento della pressione sanguigna, soprattutto nelle persone predisposte, risultando dunque un importante fattore di rischio cardiovascolare. A sua volta, la patologia cardiovascolare risulta una delle principali cause di morte precoce nella popolazione, sia generale che con una MRC.
Per questo motivo tendenzialmente la restrizione dietetica del sodio, la cui principale fonte è il comune sale da cucina, interessa non solo chi presenta una patologia renale ma tutta la popolazione, soprattutto in virtù del fatto che il consumo di sale è spesso eccessivo e ben oltre le nostre effettive necessità.
Tuttavia, per quanto riguarda gli studi scientifici, vi è da specificare che non c’è una convinzione unanime in merito all’effettivo beneficio della riduzione dell’apporto di sodio a livello della popolazione generale. Rimangono invece ben salde le raccomandazioni relative al controllo dell’apporto di sodio nel soggetto nefropatico.

Il sodio: fattore di rischio nella Malattia Renale Cronica
Una delle principali raccomandazioni che vengono generalmente fatte a un soggetto nefropatico è senz’altro quella di moderare il consumo di sale e, dunque, di sodio. Infatti la riduzione dell’apporto di questo microelemento, insieme a un’adeguata perdita di peso in caso di sovrappeso, possono venire in aiuto nel controllo della pressione arteriosa. A ciò viene spesso associata la terapia medica, la cui efficacia pare sia coadiuvata dalla stessa restrizione salina. In aggiunta è emerso come il controllo dell’apporto di sale oltre a un’azione anti-ipertensiva presenta anche un effetto anti-proteinurico, con una maggiore efficacia nei soggetti in sovrappeso.
La proteinuria consiste nella presenza di una quantità anormale di proteine nelle urine. Questo avviene quando i glomeruli (piccoli “gomitoli” di vasi sanguigni che filtrano il sangue facenti parte dei nefroni) sono danneggiati, presentando difficoltà a filtrare adeguatamente alcune molecole come, appunto, le proteine, che quindi passano in parte nelle urine. Perciò la proteinuria rappresenta un importante segno di danno renale. Tuttavia una piccola quota proteica può essere presente nelle urine anche in assenza di danno renale.
Dunque appare evidente l’estrema importanza di moderare l’apporto di sodio nel soggetto nefropatico, in quanto fattore di rischio modificabile per ridurre sia i rischi di malattia cardiovascolare sia la progressione della MRC. Per questo motivo le giuste scelte alimentari e la consapevolezza di ciò che è meglio preferire o limitare a tavola sono fattori fondamentali per ridurre l’apporto di sodio dalla propria dieta.
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